Nel panorama benpensante della Torino di inizio Novecento, questa raccolta di poesie dedicate al tema della verginità si distacca da quelle che sono le convenzioni comunemente accettate dalla società dell’epoca. Il libro è un viaggio anticonformista nell'universo femminile ancora poco conosciuto, un gioiello intriso di delicatezza e crepuscolarismo in cui a trionfare sono le donne e il rapporto con il proprio corpo ancora immacolato. La delicatezza delle parole che compongono i versi di queste poesie trasporta in un mondo fatto di sensazioni, fragilità e contrasti, dove a trionfare sono sempre i sentimenti.
Amalia Guglielminetti (1881–1941) è stata una poetessa e scrittrice torinese attiva nella prima metà del Novecento. Il suo esordio letterario avviene nel 1903 con la raccolta di poesie “Voci di giovinezza”, che tuttavia non riscuote lo stesso successo del controverso “Le vergini folli”, edito quattro anni dopo. Il nome della Guglielmetti è spesso associato a quello dello scrittore Guido Gozzano, con la quale la scrittrice ebbe una relazione. Dopo avere esplorato il mondo della poesia, Amalia Guglielmetti si apre alla narrativa, lasciandoci in eredità importanti opere, tra le quali ricordiamo “Le ore inutili”, “Anime allo specchio” e “La reginetta Chiomadoro”.